In questa zona abbiamo gli articoli
che riguardano la morte, quelli che riguardano i messaggi di cordoglio
e quelli che riguardano i funerali.
Con la morte di Sergio aumenta decisamente
l'interesse; aumentano gli interventi e i maggiori quotidiani italiani
si occupano del caso: non solo, molte autorità pubbliche e
politiche sentono il bisogno di esternare delle dichiarazioni e i messaggi
di cordoglio vengono riportati dai quotidiani.
Fa una strana impressione leggere,
oggi, la gran parte di questi interventi: ci si imbatte spesso in dichiarazioni
che hanno la forma seguente: "Condanniamo tutte le forme di violenza -
e quindi, sottinteso, anche questa!"; il che è piuttosto ambiguo.
Pochi sentono il bisogno di raccontare la vita d'inferno che Sergio Ramelli
aveva dovuto sopportare; quasi nessuno informa del fatto che era stato
perseguitato per mesi e mesi a scuola e che la denuncia che egli aveva
fatto per le minacce e le percosse era caduta nel vuoto. Che impressione
poteva fare, per la famiglia, ricevere lettere di cordoglio dalle più
alte cariche dello stato - che al funerale non si fecero ovviamente vive
- quando quelle cariche non avevano fatto nulla per difendere Sergio e,
con la loro assenza al funerale, aumentavano l'isolamento e la solitudine
per altri ragazzi come Sergio e si rendevano corresponsabili di altre vittime?
Leggere per credere: molti giornalisti fanno lunghi discorsi, si lanciano
in meditazioni ardite per arrivare infine, al termine di lunghi percorsi
intellettuali, a concludere con il principio che, se anche un ragazzo
è di destra non è giusto ammazzarlo... Come se, per arrivare
a questa sottigliezza metafisica, ci volesse impegno... riletti oggi queste
dichiarazioni fanno spavento, anche quando sono scritte con tutta la buona
volontà di arrivare veramente a una pacificazione e a una cessazione
della violenza.
Va detto, a parziale scusante che
il clima non era facile e che già stava cominciando la prassi di
gambizzare (o peggio) i giornalisti non allineati o comunque scomodi. Certi
atteggiamenti possono essere scusati a causa del clima di paura. Ma alcune
deliberate falsificazioni e denigrazioni non possono godere di giustificazione
alcuna.
Per comprendere appieno la situazione
bisogna ricordare che Sergio Ramelli era membro di un partito, il MSI-DN,
che aveva in parlamento una forte rappresentanza (circa l'8%, ovvero oltre
4 milioni di italiani). L'MSI-DN era nato da poco, in seguito alla cosiddetta
"svolta" del X congresso del MSI in cui si era deciso di lasciar perdere
ogni atteggiamento nostalgicista (Almirante disse: "Il nostro passato si
chiama MSI") e in tale partito erano confluiti personaggi lontanissimi
dal fascismo - anche alcuni tra i padri della Costituzione Repubblicana
Antifascista ! - . Non c'è dubbio che molte ambiguità permanessero
ancora e che il rapporto con il fascismo non potesse dirsi risolto; tuttavia
la nascita del MSI-DN segnò un momento assai particolare nella storia
del nostro paese e molti giovani entrarono nel nuovo partito con il fine
specifico di testimoniare la propria dissidenza rispetto a un clima generalizzato
in cui essere comunisti era la norma e la regola. Non si trattava, propriamente,
di proclamare un atteggiamento "anticomunista"; come osserva giustamente
Nino Nutrizio nell'articolo sopra riportato i giovani come Sergio Ramelli
erano accusati di non-comunismo, più che di anti comunismo: troppo
forte era il clima di consenso al marxismo per poter ipotizzare altro che
una semplice dissidenza rispetto a una linea politica che era divenuta
unanimità consenziente.
Fatta questa premessa non si può
che stigmatizzare l'atteggiamento tenuto da certi quotidiani, come ad esempio
La Stampa, che definisce Sergio "neofascista" (!) e "estremista di destra
molto noto" (!!!): non è chiaro a chi fosse noto, dato che lo stesso
estensore dell'articolo ammette che l'unica accusa che gli era stata mossa
era di "affissione abusiva di manifesti"... Peraltro La Stampa sembra ignorare
l'esistenza del MSI-DN: insiste a chiamare Ramelli "militante del
msi" e Almirante "segretario del msi"; per comprendere quanto questo atteggiamento
sia politicamente scorretto si pensi a quello che potrebbe essere la nostra
reazione se leggessimo, oggi, sulla Stampa, che "Fassino é segretario del Partito Comunista Italiano"!!! In
certi altri casi la denigrazione tocca il ridicolo: sulle pagine de l'Avvenire
Paolo Farneti, definisce Sergio Ramelli "giovane extraparlamentare di destra"(!)
e con ciò sembra ignorare che l'MSI-DN aveva una ricchissima rappresentanza
parlamentare. Ma è possibile che Farneti ignorasse questo fatto,
che tutti in Italia conoscevano? E se non lo ignorava, come è ovvio,
perché definire "extraparlamentari" i suoi aderenti? perché
chiamare "gruppuscolo" un partito che - comunque lo si voglia giudicare
- rappresentava 4 milioni di italiani?
Questo atteggiamento ambiguo e poco
corretto caratterizza gran parte di quella che, allora, si chiamava "la
stampa borghese" (con la nobile eccezione del Corriere della Sera, che
seppe offrire un'analisi corretta e seria) e, di fronte ad essa c'è
senza dubbio da preferire la condanna dell'assassinio che, con maggiore
onestà, offre l'Unità, allora quotidiano del Partito Comunista
Italiano.
Particolarmente sgradevole è
il trattamento che la maggior parte dei giornali riserva alla questione
del funerale che, come è noto, fu proibito: la questura, per ragioni
di ordine pubblico (!!!) impedì che venisse fatto qualsiasi forma
di corteo funebre, e la bara fu portata in Chiesa in un furgone chiuso,
scortato da due auto della polizia.
Ebbene, la triste verità è
che la maggior parte dei giornali omette di dare informazioni al riguardo:
le uniche eccezioni sono Il Mattino, che parla a chiare lettere della proibizione,
L'Avvenire, che accenna a qualche tensione e rivela che, per impedire il
funerale, erano stati allertati DUE BATTAGLIONI DI CARABINIERI (il
che la dice lunga) e il Corriere della Sera che racconta come, nell'occasione,
la polizia fossa arrivata persino a fermare l'indignato Consigliere Comunale
Staiti. Infine il Candido, che offre una dettagliata descrizione dello
scandaloso cordone di polizia utilizzato per minacciare di arresto gli
amici e le amiche di Sergio. Il Candido affida la descrizione della giornata
alla prestigiosa firma di Leo Siegel.
La maggior parte dei giornali descrive
invece un clima idilliaco e sostiene che, per volontà della famiglia,
i funerali si svolgono in forma privata; alcuni articoli farneticano, addirittura,
di un "perdono" che la famiglia Ramelli avrebbe già concesso agli
assassini. Si può aver riprova di quanto fossero false queste dichiarazioni
leggendo, nelle pagine relative al processo, la reazione che la mamma di
Sergio ebbe nei confronti della richiesta di perdono fatta dagli assassini
12 anni dopo. In effetti alcuni giornalisti ammettono che queste cose le
hanno solo sentite dire, che non hanno intervistato i genitori, ma che
tuttavia non dubitano che le cose stiano così. E' con un certo imbarazzo
che vien fatto da ricordare che un giornale, se vuol essere qualcosa di
diverso da un pettegolezzo da parrucchiere, dovrebbe accertarsi delle informazioni
che pubblica.
La questione della morte e del funerale
di Sergio Ramelli è certo una tra le più odiose pagine della
storia della Repubblica. Il modo con cui gran parte della stampa la descrisse
costituisce a sua volta una pagina vergognosa per il giornalismo italiano.
E' morto Ramelli, LA NOTTE,
29/4/1975
E' morto il giovane
di destra aggredito il 13 marzo a Milano, IL MESSAGGERO VENETO,30/4/1975
E' morto lo studente Sergio Ramelli, IL GIORNALE, 30/4/1975
Obiettivo, i nostri figli, IL GIORNALE, 30/4/1975
Le dichiarazioni dei medici, IL GIORNALE, 30/4/1975
Odio ideologico, IL GIORNALE, 30/4/1975
...è morto...
,
IL MATTINO, 30/4/1975
Morto lo studente di destra
"sprangato" da ultrà, L'AVVENIRE, 30/4/1975, di Paolo Farneti
Un'altra vittima della
barbarie, L'AVVENIRE, 30/4/1975, di Giovanni Zibetti
Morto lo studente missino
aggredito dagli ultrà di sinistra, IL CORRIERE DELLA SERA, 30/4/1975
La morte lo ha raggiunto
47 giorni dopo, IL CORRIERE DELLA SERA, 30/4/1975,di Cesare Pillon
La strategia della
tensione ha mietuto un'altra vittima, IL CORRIERE DELLA SERA,
30/4/1975
Ora sugli ignoti
estremisti pesa l'accusa di omicidio, IL CORRIERE DELLA SERA,
30/4/1975
Morto il giovane neofascista
che fu aggredito a Milano, LA STAMPA, 30/4/1975 M.F.
Contro tutte le violenze,
LA NOTTE, 30/4/1975, di Nino Nutrizio
I funerali in forma
privata, LA NOTTE, 30/4/1975
Comunicato del comitato
di redazione, LA NOTTE, 30/4/1975
Messaggi di Spagnolli
e di Pertini alla famiglia dello studente ucciso, IL CORRIERE DELLA
SERA 1/5/1975
Bisogna mettere al
bando i teppisti d'ogni colore, IL CORRIERE DELLA SERA 1/5/1975
L'Omicidio non ha colore,
LA STAMPA, 1/5/1975, di A.C. Jemolo
Commosso cordoglio per
Sergio Ramelli, L'AVVENIRE, 1/5/1975, di Paolo Farneti
Ramelli: si riparte dal Molinari per arrivare fino agli
assassini, IL GIORNALE, 1/5/1975
Ramelli: oggi i funerali
in forma privata, LA NOTTE, 2/5/1975
Oggi i funerali di
Sergio Ramelli, L'OSSERVATORE ROMANO, 2/5/1975
Folla commossa ai funerali
del giovane Ramelli, LA NOTTE, 2/5/1975
I funerali di Sergio Ramelli,
IL CORRIERE DELLA SERA 3/5/1975
I funerali a Milano del
missino ucciso, LA STAMPA, 3/5/1975
Folla ai funerali di Sergio
Ramelli, L'AVVENIRE, 3/5/1975
A Milano i funerali di
Sergio Ramelli, IL MATTINO, 3/5/1975
Ieri a Milano i funerali
del giovane Sergio Ramelli, L'OSSERVATORE ROMANO, 4/5/1975
Ramelli, un morto che fa paura,
CANDIDO, 15, di Leo Siegel
C'è un partito, in
Italia...., CANDIDO, 15, di Leo Siegel
"Povero il mio teston d'or",
parla la mamma, CANDIDO 15, di Leo Siegel
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